Guardo pochissima televisione e – di norma – cambio canale quando ci sono le pubblicità.
Circa un mese fa, però, mentre stavo cercando il telecomando, l’occhio mi è caduto sulla réclame di una nota marca di mobili, mobili su cui erano appoggiate fotografie elegantemente incorniciate.
Mi sono quindi chiesta quanto e in quale maniera la fotografia intervenisse nella sceneggiatura e nella scenografia dei video promozionali. Da allora fino a oggi, poiché a tutto c’è un limite, le mie pause televisive si sono quasi esclusivamente concentrate sui “consigli per gli acquisti”.
Quali sono i prodotti “supportati” anche dalle fotografie?
Inaspettatamente, per me, in cima alla lista vi sono le automobili.
A tal proposito, il caso più eclatante – eclatante poiché l’atto fotografico entra prepotentemente nello storytelling – resta quello del fidanzato che, a bordo della sua vettura francese, parte alla ricerca di forme riconducibili alle lettere dell’alfabeto, per poi fotografarle e inviarle via smartphone alla sua amata, costruendo in sequenza la fatidica frase: marry me.
Proseguendo con la mia statistica, un divertissement senza alcuna pretesa scientifica, incontriamo ogni genere di articolo che ci si aspetta di trovare in case abitate da giovani famiglie “tradizionali”, ovvero da famiglie costituite da mamma, papà, uno o più figli e/o uno o più animali: unguenti balsamici, antidiarroici, sciroppi per la tosse, merendine, cibo per cani o gatti, dividono lo spazio domestico con le immagini fotografiche.
Interessanti anche le soluzioni espositive, chiamiamole così, giusto per intenderci: nei contesti economicamente più modesti o smart compare l’istantanea/ricordo bloccata al frigorifero o al muro, ma non appena il ceto sociale si fa più abbiente ecco che, alle pareti o su tavoli e credenze di design, si palesano fotografie ben incorniciate e – almeno si presume – pure d’autore.
Altri elementi sparsi degni di nota: nelle case di donne felicemente single fa capolino la fotografia, mentre nei bilocali (o poco più) dei padri separati, non si intravvede manco una cartolina. Fotografie non pervenute neppure nelle pubblicità dedicate agli anziani.
Al contrario della fotografia, se la passano maluccio la grafica e la pittura, quasi del tutto inutilizzate. Si sa, in periodo di crisi, l’arte contemporanea “quotata” non andrebbe certo d’accordo con il portafoglio e, in ogni caso, non risulterebbe attrattiva per la apparente sua complessità. Improponibili sarebbero anche i vecchi paesaggi o le nature morte a olio che tanto hanno dato ai salottini di genitori e nonni, regalando sprazzi di notorietà ai malinconici pittori della domenica.
Riassumendo, il messaggio mi pare chiaro e se non lo è abbastanza lo sottolineo io, chiedendo venia a sociologi e statistici: investite in fotografia!
Per essere a passo con i tempi, guarire prima e vivere una felice vita di coppia.
E ora, a Carosello finito, tutti a nanna!
E dopo, tutti a nanna!
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